Regista: Krzysztof Kieslowski
Attori protagonisti: Emmanuelle Riva, Juliette Binoche, Benoit Regent, Yann Tregouet, Florence Pernel
Anno: 1993
Genere: drammatico
Il film è stato vincitore di tre premi César e del Leon d’oro a Venezia (1993), ed è il primo di una trilogia dedicata ai tre colori della bandiera francese: blu, bianco e rosso, corrispondenti ai tre principi della rivoluzione francese liberté, egalitè, fraternitè. Dunque un film sulla libertà, in particolare sul tentativo di liberarsi dai sentimenti, in primis il dolore, provocato dalla morte traumatica del marito e della figlia ma anche dagli altri sentimenti (amore, rancore, amicizia, pietà). Un tentativo iniziato con un tentato suicidio con farmaci e con un gesto di autolesionismo e poi proseguito con un chiudersi in un isolamento interno ed esterno per liberarsi dal ricordo, per eradicare le fonti del passato, per soffocare la sola idea delle lacrime. Fin quasi ad assumere, nei momenti più acuti, la posizione fetale nell’acqua ferma, quasi morta della piscina. Ma i ricordi arrivano all’improvviso come lampi di lacerante dolore oscurando e congelando l’animo, il corpo e il mondo limitrofo. Ma la realtà in movimento, il fato, la vita del mondo aprono brecce e riavviano passioni del passato (musica) e nuovi sentimenti (amore, pietas per il nascituro figlio di suo marito) che permettono un doloroso ma probabile superamento del lutto. Dunque anche un film sul lutto: la parte cieca che i palliativisti non vedono quasi mai, se non di sfuggita o riportata dai colleghi psicologi. Una parte da conoscere o, almeno, da non ignorare.