Regista: Alfonso Cuarón
Attori protagonisti: Sandra Bullock, George Clooney, Ed Harris, Orto Ignatiussen, Phaldut Sharma
Anno: 2013 USA-GB
Genere: fantascienza
Il lento galleggiare nel vuoto nello spazio non rallenta il ritmo del film e la presenza solitaria sullo schermo di Sandra Bullock, per gran parte della pellicola, non lo appesantisce. Gravity è nello stesso tempo un film spettacolare e complesso, abile e intelligente: è una storia sulla lontananza, la separazione, l’abbandono, il lutto, la paura della morte, il desiderio di morire, l’abnegazione. Una storia semplice con implicazioni tutt’altro che semplici: mentre una squadra di astronauti compie riparazioni all’esterno della stazione spaziale in orbita intorno alla Terra (eccezionali gli effetti speciali, che meritano il 3D), uno sciame di rottami li raggiunge a velocità elevatissima, distruggendo gran parte della stazione e lasciando come unici superstiti il caposquadra Matt Kowalski, alla sua ultima missione prima della pensione, interpretato da George Clooney, e Ryan Stone, la scienziata alla sua prima esperienza spaziale, interpretata da Sandra Bullock. Da quel momento in poi i due dovranno lottare contro enormi difficoltà nell’intento di sopravvivere con la costante minaccia dell’ossigeno che sta finendo e con l’incubo del puntuale ritorno dello sciame di rottami, quasi una persecuzione. La scienziata (vera protagonista della storia), incoraggiata e sostenuta dal caposquadra, dovrà affrontare il vuoto esterno e le proprie dolorosissime assenze interne. Dato che la storia riserva qualche sorpresa, è opportuno tacere per non rovinare la trama. Basti aggiungere che la Bullock si rivela in questo film come un’attrice di strepitosa abilità, accompagnando coraggiosamente lo spettatore in questo duplice viaggio, interno ed esterno.
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