Format: laboratorio teatrale con presentazione al pubblico
Destinatari: studenti della Scuola di medicina della Seconda Università degli studi di Napoli
Durata: due periodi di tre mesi: da ottobre a dicembre e da marzo a maggio, per un monte ore di 60 ore complessive

C’e` qualcosa che lega medicina e teatro e riguarda la centralità del corpo in entrambe le esperienze: un corpo che ha bisogno di una “scena” per rivelarsi e aprirsi, per trasformarsi in racconto; un corpo sottoposto allo sguardo (the`atron, che in greco antico significa “luogo dello sguardo”) e all’ascolto, per essere letto nei suoi processi di trasformazione; un corpo da condurre possibilmente verso una sua condizione più felice.
Corpo, racconto, sguardo, ascolto, trasformazione, condurre: tutte parole chiave dell’esperienza medica e che sono alla base di quella teatrale in una loro accezione entusiastica, propria dei processi di creazione poetica.
Nell’ambito di un percorso destinato ad aspiranti medici, attitudini come empatia, comunicazione fisica, capacita` di ascolto, conoscenza del corpo in quanto macchina espressiva, in quanto sistema complesso che include voce, parola, pensiero, affettività ed emozione possono avere un’importanza strategica perché arricchiscono le potenzialità comunicative nella relazione tra il medico e il paziente. E del paziente il medico deve sapere leggere e capire il disagio, il non detto, la paura e le difficolta` indotte da condizioni di vulnerabilità e preoccupazione. La sintesi di queste attitudini e` formulabile nella capacita` di “costruire il silenzio”, come circostanza dell’ascolto, pagina bianca su cui “scrivere” in modo semplice e chiaro, agevole e felice. Non solo capire ma costruire la gioia di capire. Non solo indicare la via di una guarigione ma creare la fiducia in una sua riuscita. Ascoltare e` soprattutto andare oltre le parole, leggere il corpo dell’altro e mettere in gioco il proprio corpo.

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