TU CANCRO. IO DONNA.
«Bisogna avere la forza di dare alle cose il giusto nome: tu cancro. E il coraggio di conoscersi e farsi riconoscere nella propria intima essenza: io donna. Questo ci rende liberi. A me la malattia ha regalato una nuova femminilità, più consapevole e matura. E “ammalarsi di femminilità” significa non riuscire più a fare a meno delle mie cicatrici». Noemi Meneguzzo, la curatrice della mostra, spiega così il titolo che ha voluto darle. Noemi è una giovane insegnante di 39 anni, una “cancer survivor”, ovvero una donna che sa di avere il cancro ed è ancora viva. Il filo conduttore di tutta la nostra è insito nel suo rapporto con il suo corpo, con la malattia ed una femminilità riscoperta, matura, tenace e orgogliosa.
L’esposizione, che si snoda in quattro stanze tematiche, sottolinea ed approfondisce il dialogo tra gli aspetti fisici, quelli legati al corpo, della malattia e quelli invece psicologici. D’altro canto affrontare una malattia mortale necessita sempre di rimettersi in discussione e rivalutare scale di valori e priorità. In particolar modo, quando una donna ha a che fare con un cancro al seno, è costretta anche a ridefinire alcuni concetti su cui si basa la sua femminilità, combattendo gli stereotipi e il pregiudizio degli altri.
L’esperienza vissuta in prima persona ha portato Noemi all’idea di una mostra fotografica in cui sottolinea la convinzione che la femminilità continui ad esistere oltre al cancro. Le fotografie di Raffaella Bolla e Daniela Dall’Ora e l’aiuto di Marco Legumi, co-curatore della mostra, spingono l’osservatore proprio a riflettere su questi aspetti.
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