Autore: VINCENT HUMBERT
Edizione: Sonzogno
Anno: 2003
Pagine: 192
Prezzo: 12,50 euro
Codice ISBN: ISBN 88-454-1129-X

La vicenda che ha visto protagonista Vincent Humbert, oltre ad aver fatto molto discutere l’opinione pubblica francese e non solo, è stata all’origine della legge sul fine vita approvata dal Parlamento francese nel 2005. Vincent, un ragazzo poco più che ventenne, ridotto ad una condizione di grave danno neurologico in seguito ad una grave incidente automobilistico, nel settembre 2002 decide di scrivere all’allora Presidente della Repubblica Jacques Chirac, chiedendogli che gli venga concesso il diritto di morire. Io vi chiedo il diritto di morire è il libro, uscito postumo, che racconta la sua storia.
Vincent è confinato in un letto da più di due anni, tetraplegico, quasi cieco; l’unico modo per comunicare col mondo è il movimento del pollice destro che preme sul palmo della mano della madre ed alla quale trasmette la sua disperata richiesta di lasciare una vita che non ha più nessun requisito per essere ritenuta tale. Egli comunica a fatica, è immobile nel letto, non può vedere i volti delle persone care, è alimentato tramite una sonda nello stomaco, quando piange rischia di soffocare; non ha più progetti, tutti i suoi sogni di ragazzo che non aveva ancora cominciato a vivere, non potranno realizzarsi.
Per lui questa non è vita: egli è convinto di essere già morto la notte dell’incidente, vuole lasciare ciò che resta del suo corpo e che è per lui solo fonte di sofferenza, fisica e spirituale. Inizia la sua battaglia per far valere un diritto di cui è fermamente convinto, con determinazione e coraggio. Quando capisce che non riceverà nessun aiuto dalle istituzioni si rivolge a colei che lo ha appoggiato in questa sua impresa, che non lo ha mai abbandonato durante il doloroso percorso della sua malattia: sua madre.
“Mi ha dato la vita, mi offrirà la morte. Sarà il suo ultimo regalo. (…) Non ha scelta. Sono io che glielo chiedo. Sono io che soffro, sono io che subisco. (…). Così le chiedo un atto d’amore, dal momento che la supplico di aiutarmi, di mandarmi là dove dovrei essere ormai da quasi tre anni”. La madre non gli nega quest’ultimo gesto d’amore. “È terribile pensare di non vederlo più, di non accarezzare più la sua mano, di non essere più la sua mamma. Ma se non avessi fatto quello che mio figlio mi ha pregato ogni giorno di fare non avrei più potuto guardarmi allo specchio”. Marie Humbert pagherà cara la scelta di aiutare suo figlio finendo sotto processo. Un libro, anche se datato, che interroga sul significato di “qualità di vita” e sul “lasciare andare”, come ultimo gesto di amore e di rispetto verso coloro che abbiamo amato.

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Simona Riva (riva.simona@virgilio.it)

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