Autore: Haim Baharier
Edizione: ASMEPA
Anno: 2012
Pagine: 45
Prezzo: 5 euro
Codice ISBN: 8897620523
Partendo dalla stimolante provocazione che “Le buone domande non abbiano una risposta mentre tutte le altre non ne meritino”, l’autore nel corso di un Incontro a tema organizzato dall’Accademia di Medicina Palliativa a Bologna nel 2012, ha condotto un’originale riflessione sul tema delle cure palliative e sul limite della vita da una prospettiva ebraica. L’autore conferma che all’interno di tale prospettiva la gestione della sofferenza nella terminalità necessita di una adeguata terapia farmacologica oltre che di un approccio filosofico o religioso che può offrire un “senso” al fine vita, faciltando il congedo finale al di là di qualsiasi specificità di approccio spirituale o filosofico. Molto interessante è, soprattutto se si tiene conto che viene da un autorevole biblista, l’affermazione secondo cui la scrittura (comprese le Sacre Scritture) è “libertà non solo per lo scrittore ma anche per ogni singolo lettore. Nel momento in cui scrive, l’autore dona libertà a ognuno di loro, accettandone l’interpretazione”. In tal senso desacralizza, umanizzandolo, il concetto di miracolo come scoperta di risorse umane già presenti nelle persone e che il miracolo rivela nelle circostanze della crisi (malattia e morte). Ampiamente discutibile, a mio parere, è invece l’accezione negativa che l’autore assegna alle parole “cure palliative” che, a suo dire, risuonerebbero nelle orecchie del malato come la fine di ogni speranza e, quindi, una difficoltà al compiersi del predetto miracolo, perdendo così il tesoro che in esso è celato. Questa accezione negativa risulta ancor più incompresibili se si tiene conto di come l’autore valorizzi la metafora del pallium per descrivere le cure palliative, ma questa faccenda non toglie valore ad testo per tanti versi arricchente.
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Luciano Orsi (orsiluciano@gmail.com)