Autore: Luciano Orsi con il contributo di PierLuigi Galli Stampino
Edizione: In Dialogo  Milano
Anno: 2018
Pagine: 120
Prezzo: 10 euro
Codice ISBN: 8881239728

Un’icona di riferimento, quella del biblico Giobbe, e una parola sulla quale riflettere: il dolore. La collana Agape del Centro Ambrosiano ha affidato la prima al sacerdote ambrosiano PierLuigi Galli Stampino e la seconda al professor Luciano Orsi.
Galli Stampino sviluppa il tema della “fede fine a se stessa” descritta da molti autori ebraici come Yeshayahu Leibowitz: Giobbe passa dal “sentito dire” su Dio al “vedere” Dio, al “conoscerlo” in senso biblico, un senso molto più intimo e profondo rispetto a quello al quale siamo abituati. E il dolore in tutte le sue molteplici declinazioni (fisico, psichico, sociale e spirituale) è la molla che porta Giobbe ad abbandonare le proprie certezze per affidarsi veramente al Signore. Attorno a questo tema Luciano Orsi sviluppa la sua riflessione di medico palliativista partendo da un punto chiaro: sarebbe illuso chi volesse “analgesizzare in toto la vita bio-psico-sociale dell’umanità” pensando di poter eliminare del tutto la sofferenza dalla vita umana ma sarebbe altrettanto e gravemente deficitario un approccio che non facesse tutto ciò che dal punto di vista medico e umano si può fare per alleviare il dolore. In altre parole, Orsi descrive una strada che va dal “dolorismo” che vorrebbe imporre la sofferenza come mezzo ineludibile di redenzione ad una sorta di “nichilismo” che tenderebbe al contrario a negare ogni valore e significato della sofferenza nella vita umana. A partire dalla definizione di cure palliative dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, Luciano Orsi cerca una via mediana, quella che ci suggerisce la nostra esperienza professionale, una chiave di lettura che permetta “di trovare l’equilibrio necessario tra dolorismo e nichilismo a partire dal considerare il morire come un evento normale del processo del vivere”. La svolta necessaria per riappropriarsi della morte e del morire in senso sociologico e storico, ci dice l’autore, è di tipo culturale: “il morire va serenamente rimesso nei pensieri chiari e nei discorsi quotidiani ove tutte le sapienze e le filosofie, antiche e moderne, hanno da sempre indicato di collocarlo”.
Attraverso la narrazione di alcuni casi clinici reali Orsi non esita a mostrare quanto ci sia ancora da fare sulla strada di questa apertura a vari livelli. Solo un’informazione seria e pacata potrà offrire ai cittadini gli elementi necessari per mettere a fuoco realmente il problema senza lasciarsi fuorviare dalla gran quantità di dati, anche di scarsissima qualità, che circolano in rete o sui mass media; solo una formazione universitaria dedicata potrà fornire ai professionisti quelle conoscenze che permettono di avvicinare i sofferenti e i morenti senza paura. Su tutto, sembra dirci Luciano Orsi, aleggia la grande sfida della ricerca di senso, indipendentemente dalla fede religiosa o dall’assenza di questa. L’uomo, anche non credente, “è perfino disposto a soffrire a condizione però di sapere che le sue sofferenze hanno un significato” si legge nel libro con le parole di Viktor Frankl. Aiutare a trovare questo significato è un compito altissimo che riguarda da vicino chi come Luciano e come noi si dedica all’assistenza in cure palliative. Per farlo, questo mi pare un messaggio chiaro che ci viene dall’autore, è necessario anche comporre molte contrapposizioni che ostacolano la svolta culturale alla quale si accennava: l’etica della sacralità della vita e quella della qualità della vita possono e devono parlarsi ma prima ancora possono e devono conoscersi a fondo, con rispetto e atteggiamento veramente scientifico. Non mancheranno le sorprese quando leggendo alcuni documenti del Magistero della Chiesa non si troverà traccia di dolorismo ma si riscoprirà la spinta evangelica a combattere il dolore o quando cercando di migliorare la qualità della vita di una persona morente si riscopriranno le radici più umane della nostra professione. Il lavoro di Luciano Orsi è un chiaro stimolo in più anche verso questo obiettivo.

Clicca qui per consultare la pagina del volume sul il sito Internet della casa editrice

Ferdinando Cancelli (ferdinando.cancelli@gmail.com)

Iscriviti alla newsletter