Autore: Kathryn Mannix
Edizione: Corbaccio
Anno: 2018
Pagine: 384
Prezzo: 18,60 euro
Codice ISBN: 8867003252
Partendo dall’assunto che il processo del morire, analogamente a quello del parto, segue per lo più fasi ricorrenti e “riconoscibili, in una progressione di cambiamenti che portano al risultato previsto”, Kathrin Mannix ci racconta come è possibile affrontare la morte con serenità e consapevolezza.
Il libro si sviluppa in varie sezioni che toccano diversi aspetti delle cure palliative, ma allo stesso tempo tracciano le tappe della crescita professionale del medico K. Mannix; ella è diventata una esperta palliativista, che facilita il viaggio verso una morte buona per il paziente e per i suoi cari at-traverso l’ascolto, l’osservazione, l’atteggiamento empatico, i gesti di cura, la promozione di relazio-ni; l’utilizzo dei farmaci, degli accertamenti e in generale della tecnologia medica, quando necessa-ri, vengono sempre dopo. Così il rapporto medico-paziente, talvolta complesso e difficile, si tra-sforma in una danza di corteggiamento, in cui il team deve arrivare a cogliere e alimentare il più ef-ficace sistema di adattamento all’avversità (l’avvicinarsi della morte in questo caso) per quella spe-cifica persona malata con cui “sta lavorando”. “Non sono gli eventi in sè ma il modo in cui ciascun individuo li percepisce a rappresentare la guida migliore e dovremmo sempre tener presente che può esserci spesso un modo alternativo di intendere ciò che poteva sembrare per noi una verità essenziale”. Pertanto, suggerisce Kathrin, bisogna cercare sempre i punti di forza e la resilienza, perchè, “permettere ad ognuno di costruire le soluzioni a lui più adatte, è la chiave per rispettarne la dignità”. Ed ogni volta che la palliativista riesce ad accompagnarre una persona verso una morte serena, magari partendo da condizioni di disagio, sofferenza e conflittualità, vive questa esperienza come un privilegio.
L’Autrice, oltre ad essere una professionista esemplare, possiede il dono della narrazione e della osservazione: coglie lo scorrere della vita nelle sue varie espressioni e manifestazioni (i bambini, la natura, gli animali, il cibo, i fiori) anche nel luogo e nel tempo della morte. Ne escono storie di vita vissuta di persone normali, che giunte al termine dei loro giorni, imparano ad amare e vivere inten-samente la vita che stanno per abbandonare. Queste storie ci dimostrano che “alla fine, nessuno di noi è comune, anzi ciascuno è straordinario alla propria maniera”. Ogni storia porta il lettore a confrontarsi con le proprie storie personali e professionali, coglierne le similitudini e le differenze nei gesti e nel linguaggio, senza avvertire il peso del giudizio.
La lettura del libro è gradevole, per nulla pesante, e offre spunti di riflessione per chi, giovane o me-no giovane, si occupa ogni giorno di curare persone malate, ma anche per ogni persona che vive e opera al di fuori del contesto sanitario.
Un solo appunto alla traduzione: qua e là nel libro leggo di malattie incurabili (traduzione letterale dell’inglese“incurable”), e non di malattie “inguaribili”, come sarebbe più appropriato in un testo di cure palliative.
Giuseppe Moretto (giuseppe.moretto50@gmail.com)
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