Autore: Francesca Bosco, Michela Chiarlo, Davide Tizzani, Federica Zama Cavicchi
Edizione: Il Pensiero Scientifico Editore
Anno: 2020
Pagine: 136
Prezzo: 15 euro
Codice ISBN: 978-88-490-0683-4
Brevi narrazioni, vividi squarci di realtà vissute nella prima linea della lotta al COVID-19. Questa è l’insolita e pregevole struttura del libro scritto da quattro protagonisti che sono riusciti a mantenere uno sguardo lucido, empatico e anche lievemente ironico su ciò che stavano vivendo nell’ondata torinese dello tsunami pandemico.
Dal racconto essenziale dei quattro medici emergono nitidi accenni ai vari tipi di problemi, clinici, organizzativi, etici, comunicativo-relazionali che la gestione dei malati COVID-19 ha sollevato. Ma soprattutto si intravede chiaramente l’indelebile trama di vissuti di malati, familiari, sanitari che si sono vorticosamente intersecati nelle neo-stanze dell’Ospedale S. Giovanni Bosco di Torino.
E dentro quei vissuti spiccano le riflessioni esistenziali di una quotidianità marcata a fuoco dall’evento pandemico, inizialmente inatteso e impensabile. Dalle pagine di questo diario imprevisto, vergato a più mani con stile essenziale e limpida scrittura, emergono tante cose: la fragilità che si è poi intrecciata con la resilienza, il dubbio che si è lentamente e parzialmente dissipato in una maggior conoscenza progressiva, l’assente pianificazione preventiva che ha stimolato fantasiose ma efficaci improvvisazioni inventive, le paure (per i curati, per i propri familiari, per sé) che sono state affrontate in parte individualmente in parte con lo spirito di gruppo, le angosce che sono state temperate di atti di altruismo. Un altruismo limpido, a volte eroico (l’anziano che ha rifiutato l’intubazione per lasciare il letto di Terapia Intensiva a malati più giovani) che va messo in evidenza perché si è manifestato in modo semplice, silenzioso, discreto, ben lontano dagli stereotipi di una comunicazione mediatica enfatica e celebrativa.
Ci si augura che il libro abbia solo una funzione di preziosa testimonianza di un evento che non deve essere dimenticato. Però ha anche una valenza propedeutica per eventuali future crisi umanitarie, pandemiche e non. Pertanto sarebbe bene leggerlo con attenzione attivando entrambi i registri di lettura, soprattutto da parte di chi ha guardato lo tsumami da lontano.
Luciano Orsi (orsiluciano@gmail.com)
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