Autore: a cura di Linda Napolitano, Carlo Chiurco
Edizione: QuiEdit
Anno: 2020
Pagine: 191
Prezzo: 18,50 euro
Codice ISBN: 9788864645841
Ecco un altro libro che ha per tema la prima ondata pandemica, ma stavolta questa è esaminata da punti di vista molto particolari e preziosi. La visione della copertina è già intrigante di per sé per l’aspetto enigmatico suscitato da una grande sedia vuota che troneggia e da una corona appoggiata di sghembo fra la sedia e la terra. L’introduzione ed i primi capitoli chiariscono il significato dell’immagine: “..dal coronavirus (e simili NdR) non ci libereremo se non siamo noi umani per primi a toglierci dalla testa una corona regale” e “non c’è per noi umani alcun trono su cui sedere: al più una semplice sedia”. In questa prospettiva gli autori riprendono le riflessioni filosofiche di H G. Gadamer e quelle letterarie di A. Camus che nell’indimenticabile romanzo “La peste” si è rivelato quanto mai profetico. Questo romanzo di Camus, se fosse stato riletto con attenzione insieme ai romanzi storici manzoniani “I promessi sposi” e “ La storia della colonna infame”, avrebbe ammutolito molti degli sproloqui mediatici che hanno tormentato e purtroppo continuano a tormentare questi mesi di infodemia e di mediatica socio-psicologia d’accatto.
La ludica analisi dei vari autori (per lo più filosofi, ma anche sanitari che hanno vissuto o visto da vicino la pandemia) permette a molte riflessioni di venire silenziosamente alla luce nel corso della lettura, aprendo inedite e importanti prospettive con cui ripensare a ciò che è accaduto e sta accadendo. È infatti quanto mai importante spegnere dentro di noi il chiacchiericcio delle news a getto continuo, per riflettere profondamente su un rischio che stiamo correndo: quello di rientrare in una futura “normalità” alleggerita dal declinare del virus senza capire davvero quale “normalità” ci aspetta. E questo perché non abbiamo capito che cosa e perché ci ha imprigionati. Il dialogo che gli autori intrecciano nei vari capitoli del libro permette a tutti i lettori, sanitari e non, di farsi le domande giuste per cominciare a darsi rispose collettive, sostenibili e nuove. Le scorrevoli pagine esplorano gli immaginari evocati dal COVID-19 (immaginari storici, bellici, tecno-scientifici), la cruda realtà vissuta sul campo da parte di sanitari che rigettano l’idea di essere chiamati eroi per poi finir dimenticati nel post-pandemia, la ancor più cruda e dolorosa necessità del triage imposto dalla carenza di risorse sanitarie provocata dallo straordinario aumento delle richieste di cure. Ma non vengono trascurati i problemi etici più quotidiani che la pandemia ha sollevato e neppure le sofferenze psichiche vissute dai curanti e le solitudini che hanno caratterizzato le cure e i processi del morire in questi mesi. Infine, viene illustrata la prospettiva di una bioetica che sarà probabilmente chiamata ad elevarsi ad una prospettiva ancor più globale per raccogliere le crescenti sfide dell’Antropocene in corso (o in declino ? NdR).
Luciano Orsi (orsiluciano@gmail.com)
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