Autore: Giulia Ecca
Edizione: Editrice Bibliografica
Anno: 2018
Pagine: 144
Prezzo: 16,50 euro
Codice ISBN: 9788870759907

La profonda conoscenza linguistica e storica dell’autrice, filologa classica con una spiccata propensione per la ricerca, consente al lettore di addentrarsi nei canonici testi ippocratici che, purtroppo, vengono spesso citati senza un’adeguata conoscenza dei possibili significati originari. Giulia Ecca prende per mano il lettore e lo conduce ad un’esplorazione degli scritti che costituiscono lo storico Corpus Hippocraticum (V sec. a.C. – II sec. d.C.) e che riportano le indicazioni etiche e comportamentali cui il buon medico doveva attenersi. L’autrice mette in luce anche gli influssi culturali e sociali che hanno improntato gli insegnamenti ippocratici: la vivace dialettica fra la scuola empirica e quella teorica della Medicina, la filosofia epicurea, il processo di progressiva democratizzazione della medicina classica.

Di grande valore, anche per la Medicina attuale, è il concetto di “istruzione circolare o completa” che caratterizzava la formazione dei medici dell’antichità classica e che includeva la filosofia, la grammatica, la retorica ed altri insegnamenti che ora potrebbero essere inclusi nella Medical Humanities. Di qui prende origine il celebre trattato di Galeno, significativamente intitolato “L’ottimo medico è anche filosofo”. Molto interessante risulta la conoscenza della contrapposizione fra le due scuole dominanti nella Medicina di allora: quella empirico/pratica e quella  logico/dogmatica e, soprattutto, dell’esito di tale contrapposizione che venne risolta nei primi secoli d.C. con il riconoscimento della necessità di coniugare i due approcci.

Di grande attualità è poi la disamina storico-lessicale del celebre precetto ippocratico di non somministrare alcun “farmaco mortale” che è stato interpretato fino a qualche decennio fa come un divieto a praticare l’eutanasia ed il suicidio medicalmente assistito, anche sulla base di traduzioni dal greco antico giudicate fa vari filologi  come fuorvianti perché, a ben vedere, il monito ippocratico era mirato ad evitare e condannare il coinvolgimento del medico nei comuni omicidi (di persone non consenzienti) e, quindi, per fattispecie, radicalmente differenti dalla morte medicalmente assistita.

Analoghe differenti interpretazioni filologiche caratterizzano il monito ippocratico di non fornire il pessario abortivo, ponendo la questione se tale divieto si estendesse a tutti i tipi di aborto ed anche al pessario contraccettivo.

Molto intrigante risulta poi essere anche l’analisi degli oscillanti rapporti fra il “razionalismo” ippocratico e la religione che si intrecciano nei vari testi ippocratici, aprendosi a interpretazioni contrapposte.

Un altro elemento prezioso del libro è il frequente collegamento con le concezioni di Medicina e di Etica medica di augusti pensatori posteriori ad Ippocrate: Scribonio Largo, Celso, Sorano, Galeno, Seneca, Cicerone, ecc.

La capacità di sintesi dell’autrice ed il linguaggio comprensibile a tutti incoraggiano la piacevole lettura del testo. Al lettore l’ardua sentenza su quali e come gli insegnamenti ippocratici possano essere utili e opportuni per l’odierna Medicina.

Luciano Orsi (orsiluciano@gmail.com)

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