Autore: Marco Annicchiarico
Edizione: Einaudi
Anno: 2022
Pagine: 248
Prezzo: 17 euro
Codice ISBN: 9788806254896
Se volessimo racchiudere in una musica la storia di Marco, Lucia e di un ospite indiscreto, l’Alzheimer, potremmo chiudere gli occhi e far suonare in silenzio le note e le parole di “Scivola vai via”. Canta Vicinio Capossela:
“Scivola, scivola, vai via
Non te ne andare
Scivola, scivola, vai via
Via da me”.
Ed è esattamente così per Marco e Lucia, che agli occhi del lettore resteranno sempre, per tutta la narrazione, un ossimoro capace di generare un paradosso significativo e bellissimo: la loro storia, che si chiama vita.
È Marco il figlio di Lucia e Sebastiano, una madre con l’Alzheimer e un padre con un tumore avanzato, che rinuncerà alla sua vita in Sicilia per tornare a Milano e prendersi cura dei suoi genitori. Sensi di colpa, fatica, disperazione, solitudine, rassegnazione e pazienza sono gli elementi che compongono il nuovo Marco, figlio “trasparente” agli occhi di Lucia, che da subito ha smesso di riconoscerlo, che confonde il giorno con la notte, “la realtà con ciò che non esiste”, e inventa parole insensate per dare un senso al suo esistere, cercando rifugio nel suo passato perché non riconosce più il presente e il futuro fa paura. E senza saperlo, madre e figlio si ritrovano prigionieri nella stessa casa: Lucia incapace di vivere la realtà e i suoi volti, Marco intrappolato nella stanchezza fisica e mentale con la paura di essere giudicato dagli altri, amici, parenti e medici. Dirà che “la difficoltà è capire che con la demenza tutto è diventato altro, non solo mia madre” e capirà fino in fondo le parole di quella neurologa che definì la “demenza una malattia familiare, poiché colpisce l’intero nucleo e non solo la persona a cui viene fatta la diagnosi”. Saranno i libri che parlano di demenza a dargli la spinta per ricominciare a vivere davvero, imparando a capire meglio i comportamenti di Lucia, a prevenirli, a contenerli con trucchetti facili ma efficaci, usando le insalate di parole di Lucia come una sorta di nuovo esperanto capace di creare ancora una comunicazione tra di loro, tra il nuovo Marco e la nuova Lucia. E sarà attraverso un percorso di fatica, dolore e smarrimento, ma anche amore, speranza e conciliazione con sé stessi e la malattia che raggiungerà la consapevolezza di essere Marco, il figlio e “curacaro” di Lucia, ma anche Marco, il compagno di Marta, un uomo con i suoi interessi, le sue passioni e il suo lavoro. È grazie a Flavio Pagano, autore di “Perdutamente e Infinito presente”, che Marco conosce il bellissimo neologismo “curacaro”, che traduce in italiano l’anglofono “caregiver”. “Dentro questa parola c’è tutto: c’è la cura, c’è l’amore, c’è un legame tra due persone che continua e si trasforma per colpa della malattia” dirà Marco, consapevole di dover ricercare ogni giorno un nuovo equilibrio con Lucia e una malattia che “non arresta mai la sua marcia”, ma che ogni volta ci spinge “a varcare il confine di un mondo parallelo”, ad avere il coraggio di entrare nei “mondi possibili”, come li ha definiti lo psicoterapeuta Pietro Vigorelli, seguendo le parole e le note di Colapesce in “Fiori di Lana”:
“Ti prendo ti porto via da qui
In un posto dove non cresce l’addio
… … …
Ti canto proteggo l’armonia
Come l’acqua dentro a un fiume scorri via”.
Erika Poggiali (erikapoggiali2@gmail.com)
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