Autore: Annalisa Cuzzocrea
Edizione: Piemme
Anno: 2021
Pagine: 160
Prezzo: 17,50 euro
Codice ISBN: 978885667968
Porta la firma di Annalisa Cuzzocrea, una dei cronisti più rilevanti della scena giornalistica italiana (e che abbiamo ritrovato anche nel libro di Giulio Costa “La disciplina dell’imperfezione”), ma le voci narranti di questo saggio sono anche quelle di Annalena Benini, Nadia Terranova, Giacomo Papi, Francesca Archibugi, Viola Ardone, Silvia Vegetti Finzi, Matteo Lancini, Chiara Saraceno, Alessandra Casarico, Alessandro Rosina, Wilma Mosca, Bruna Mazzoncini, Rachele Furfaro, Luigi Manconi.
Partendo dall’esperienza del lockdown nel corso della pandemia COVID19, che ha visto chiusi in casa per molti mesi, lontano dai loro amici, dalla scuola, dai pomeriggi di sport, dalla vita all’aria aperta, i bambini di tutta Italia, dimenticati dal governo e da quelle istituzioni che avrebbero il compito di difenderli e di tutelarli, la scrittrice ci fa viaggiare da Nord a Sud, da Torino ai quartieri spagnoli di Napoli fino alle celle del carcere di Rebibbia, attraverso le storie di bambini e adolescenti invisibili e inascoltati, considerati “bagagli appresso” dei genitori o adulti in miniatura, perché così li vuole la società e spesso anche la famiglia. Eppure, anche noi siamo stati bambini, abbiamo fatto i nostri errori, ci siamo sbucciati ginocchia e mani cadendo e arrampicandoci su alberi e cancelli proibiti, abbiamo litigato con gli amici quando era giusto farlo ma mai con rancore, abbiamo riso insieme a loro e pianto disperatamente per gli amori adolescenziali, a volte abbiamo perso tempo e ci siamo annoiati. Insomma, siamo stati liberi di essere noi stessi ad ogni età. Torniamo allora a farci sorprendere dai bambini, dalla loro predisposizione alla curiosità e alla sorpresa, dall’assenza di giudizio, dall’apertura agli altri senza paure né preconcetti. Usiamo la fantasia, l’empatia e l’immaginazione con i bambini e ascoltiamoli con attenzione. Osserviamo i ragazzi, senza ansia o aspettative, rispettando i loro tempi e le loro idee, che spesso sono migliori delle nostre, perché sono loro il futuro e ne hanno piena consapevolezza (e preoccupazione, per colpa nostra e dei nostri innegabili errori).
Se ci pensate con calma e ci riflettete con serenità, è quello che ci insegna la casuistica nell’analisi etica dei casi clinici, ma questa volta lo sforzo interpretativo è un’opportunità per noi adulti di sorprenderci e crescere al tempo stesso, di creare una società inclusiva, in cui i bambini e i ragazzi sono attori protagonisti e non comparse o controfigure, perché sono loro il bene comune, quello di tutti, unico e prezioso.
Erika Poggiali (erikapoggiali2@gmail.com)
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