Quanto la qualità delle cure di fine vita dipende dai tempi e dai modi di attivazione delle cure Palliative

La firma di Bruera per un interessante lavoro retrospettivo effettuato negli Sati Uniti (Houston, Texas) che ha indagato la correlazione tra alcuni indicatori di “buona assistenza di fine vita” e tempo e setting di attivazione di un programma di cure palliative.

Lo studio di coorte ha analizzato alcuni eventi clinico-assistenziali rilevanti verificatisi negli ultimi 30 giorni di vita (accessi in pronto soccorso, ricoveri ospedalieri, decesso in ospedale) di 366 malati oncologici e due elementi ipotizzati come di rilievo per un percorso assistenziale di fine vita ottimale: una attivazione precoce delle cure palliative (tempo) e l’offerta di un ambulatorio di cure palliative all’interno del centro oncologico (setting).

Un’analisi accurata e senza dubbio complessa dei fascicoli sanitari dei pazienti considerati ha confermato quanto ipotizzato dagli Autori: 1) I pazienti che avevano attivato precocemente le cure palliative presentavano in modo statisticamente significativo meno ricoveri/decessi in PS/ospedale; allo stesso ricevevano un minor grado di “cure aggressive” (composite score determinato da 6 indicatori analizzati per gli ultimi 30 giorni di vita: 2 o più accessi in PS, 2 o più ricoveri ospedalieri, ricovero ospedaliero di durata superiore a 14 giorni, ricovero in rianimazione, decesso in ospedale e trattamento chemioterapico); 2) I pazienti che erano assistiti presso un ambulatorio di cure palliative presentavano le medesime caratteristiche “di successo”, sempre in modo statisticamente significativo rispetto a pazienti che non avevano fruito di un confronto regolare con uno specialista ambulatoriale di cure palliative.

Da ultimo, gli Autori effettuando un’analisi combinata tra tempo/setting di attivazione delle cure palliative (precoci vs tardive e ambulatoriali vs consulenza in ricovero) e rischio di ricevere in fase terminale dei trattamenti aggressivi, hanno dimostrato come la combinazione di cure precoci e ambulatoriali rappresentasse un binomio “vincente” per una adeguata assistenza di questi pazienti.

Massimo Pizzuto (massimo.pizzuto@fastwebnet.it)


ALLEGATI

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