Questa revisione della letteratura si apre con una puntuale e comprensibile classificazione delle numerose forme cliniche dell’ansia e dei fattori che le generano e le mantengono; peraltro nei malati terminali il distress esistenziale non risulta generare un maggior livello di disturbi ansiosi. Il trattamento dei disturbi d’ansia richiede una valutazione globale che ricerchi la presenza di sintomi somatici facilitanti la genesi dell’ansia, poiché tali sintomi vanno adeguatamente trattati in via preliminare. I trattamenti dei disturbi d’ansia sono di tipo sia psicosociale sia farmacologico. I primi comprendono una varietà di trattamenti che hanno globalmente dimostrato un modesto effetto preventivo o curativo nel malato adulto. Emerge invece l’importanza della relazione con l’oncologo, soprattutto se durante le visite oncologiche vengono esplorate le preoccupazioni e le paure del malato, assumendo un atteggiamento di sostegno verso il suo distress esistenziale. Le limitate evidenze della letteratura mostrano che il trattamento farmacologico va differenziato a seconda delle forme acute o croniche di ansia, tenendo conto delle interazioni farmacologiche con le terapie antitumorali, dei possibili effetti collaterali nell’età avanzata e delle preferenze del malato. Le evidenze scientifiche sul malato terminale sono ancora più limitate rispetto a quelle relative a fasi antecedenti di malattia tumorale.
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segnalazione di Luciano Orsi (luciano.orsi@aopoma.it)