Il recente rapporto dell’Organisation for Economic Co-operation and Development (OECD), efficacemente commentato da Lino Caserta nella newsletter Janus del 13 luglio 2012 mette in evidenza la crisi del paradigma dell’attuale medicina ipertecnologica e autoreferenzialmente onnipotente; una medicina che ha smarrito gli scopi e i limiti della sua missione e, quindi, la capacità di fornire soluzioni efficaci a problemi reali. Forse è già venuta l’ora di affiancare al progresso tecnologico un paradigma fondato su una più attenta comunicazione e su una più decisa azione di prevenzione. L’apertura all’ascolto del malato e a un dialogo sincero ci portano direttamente nel mondo delle cure palliative, ove un obiettivo di fondo è quello di favorire l’empowerment del malato. Discorsi quindi non alieni per noi che assistiamo ogni giorno a eccessi diagnostici e terapeutici a causa della mancata informazione diagnostica e prognostica di malato-familiari e del cieco ossequio all’imperativo di un ‘fare sempre e comunque qualcosa’, tecnologicamente reso possibile da un’enorme macchina industriale della salute. Con questo rapporto forse noi palliativisti siamo un po’ meno soli.
Segnalazione di Luciano Orsi (luciano.orsi@aopoma.it)