Nel rapporto finale di una ricerca condotta da Éupolis Lombardia intitolata ‘Analisi dei costi diretti e indiretti delle infezioni nosocomiali in pazienti ospedalizzati e individuazione di linee di intervento per la prevenzione e la protezione’ emergono dati molto interessanti per quanto concerne la gestione della terminalità e della comorbidità. Lo studio, recentemente pubblicato sul sito della Regione Lombarda, rileva infatti che nella sottopopolazione ‘sepsi’ la maggior parte dei soggetti in età geriatrica (l’87% con età maggiore di 65 anni e il 65% con età maggiore di 75 anni) era affetto da neoplasia e/o policomorbilità: in questo gruppo i malati terminali rappresentavano il 38%, di cui il 22% per la patologia oncologica e il 16% per la patologia non oncologica. Il rapporto finale riporta che ‘tali dati possono far emergere il problema dell’appropriatezza della gestione clinica di ammalati in fase di malattia pre-terminale o terminale. Si potrebbe ipotizzare che un maggior monitoraggio delle condizioni cliniche dei malati in condizioni generali precarie avrebbe potuto, se non prevenire l’evento infettivo stesso, almeno intercettarlo e prevenirne l’evoluzione settica, ovvero diagnosticarla precocemente migliorandone l’outcome e abbreviandone le tempistiche di trattamento’. Particolarmente significativa è la constatazione che nessuno di questi pazienti era stato seguito da un servizio di cure palliative pur trattandosi di malati con una prognosi inferiore a tre mesi. Rilevante è anche la constatazione che il trattamento di queste sepsi ha generato un importante costo legato a ricoveri prolungati e, prevedibilmente, significativi disagi ai malati e ai loro familiari.