Un articolo curioso ma che coglie nel segno. L’autore, nella sua esperienza di palliativista consulente in vari ospedali e agenzie sanitarie per lo sviluppo di servizi di cure palliative, incontra frequentemente palliativisti affetti dal ‘martirio da cure palliative’, riconoscibile da alcuni elementi identificativi: la convinzione di essere indispensabili e responsabili per il controllo delle sofferenze di tutti i malati dell’ospedale; la consapevolezza di essere sovraccarichi di lavoro e stressati accompagnata da un senso di impotenza a cambiare la situazione; sentirsi non compresi da parte dell’alta dirigenza, soprattutto quella ospedaliera. Sebbene vi siano indubbi fattori esterni che contribuiscono a generare queste comuni situazioni, l’autore sottolinea l’importanza di fattori endogeni nel sanitario martire che possono essere affrontati con i seguenti passi: guardarsi allo specchio usando l’équipe per analizzare la razionalità delle convinzioni personali e la sostenibilità dei carichi di lavoro; superare l’erronea convinzione di dover essere responsabili di tutta la sofferenza presente nel contesto di lavoro; escludere di essere prossimi al burnout; ricercare una supervisione professionale. Aurei consigli vista la prospettiva di incrementi di attività legati alla diffusione delle cure palliative e l’importanza di non usurare risorse scarse quali quelle rappresentate da figure di palliativisti preparati e motivati.
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Weissman DE, Editor F. Martyrs in Palliative Care. J Pall Med 2011;14:1278-79

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