La realtà sanitaria statunitense e, sorprendentemente, anche canadese ha finalmente maturato la consapevolezza che il modello imperante di medicina va urgentemente riformato. L’enfasi sulla scienza e sulla tecnologia associate alla valutazione produttiva in termini di numeri di malati trattati nell’unità di tempo e alla medicina difensiva producono errori medici e insoddisfazione dei malati. E’ dunque giunto il tempo di accoppiare l’approccio tecno-scientifico con quello del ‘patient-centerd care’ e della comunicazione con il malato partendo dal suo ascolto attivo. L’articolo prospetta profondi cambiamenti sia nella formazione universitaria (soprattutto post laurea) sia nei sistemi di remunerazione dei medici, che dovranno diventare dipendenti non solo dalla produttività ma anche dalla valutazione della soddisfazione dei malati o di ‘peer-review’ in tema di comunicazione. La frase conclusiva di questo articolo, pubblicato su una delle più autorevoli riviste internazionali, suona come una sirena d’allarme: ‘Se la professione medica vuole mantenere, o forse riguadagnare, la fiducia e il rispetto del pubblico, deve intercettare i bisogni del malati con rinnovato impegno nel conseguire l’eccellenza nelle competenze comunicative dei medici’. Un memento che tocca tutti i sanitari, palliativisti compresi, soprattutto adesso che le cure palliative stanno entrando nella grande macchina della medicina istituzionale.

Levinson W, Pizzo PA. Patient-Physician communication. It’s about time. JAMA 2011;305:1802-3.

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