Questa indagine nazionale australiana conferma altri studi precedenti circa la scarsa conoscenza da parte dei palliativisti delle implicazioni cliniche, etiche e legali dell’uso di farmaci per una indicazione, un dosaggio o una via di somministrazione diverse da quelle per cui il farmaco è registrato. Questo nonostante tali farmaci siano comunemente utilizzati (per esempio morfina per la dispnea, octreotide per l’occlusione intestinale, eccetera). La maggior parte dei rispondenti al questionario ammette di non avere procedure istituzionali specifiche per l’uso né di cercare il consenso verbale o scritto del malato o di formalizzare in cartella l’uso dei farmaci off-label.