Partendo dalla diade anoressia-cachessia, che affligge fino all’80% dei malati terminali per cancro, questo articolo focalizza gli aspetti legati alla qualità della vita, al vissuto dei malati e soprattutto del caregiver, illuminando gli aspetti psicologici e culturali legati al cibo. Questo approccio permette d’interagire più efficacemente con le emozioni del malato e dei familiari per ridurre la loro sofferenza legata alla diminuzione dell’appetito e al calo ponderale, elementi molto evidenti ma circondati da un assordante silenzio. Proprio la sofferenza e il silenzio nella fase avanzata di malattia vanno affrontati più con la comunicazione che con l’alimentazione artificiale.
Dottoressa, faccia qualcosa! Mio marito non vuole più mangiare!
31/05/2013 | News
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