La depressione è una condizione psicologica comune tra i pazienti alla fine della vita e può colpire anche la famiglia prima e dopo la morte del malato. Se non riconosciuta e non trattata questa può peggiorare la sofferenza per i sintomi fisici, provocare una scarsa comunicazione con i familiari, ridurre la qualità della vita e amplificare il dolore totale. Il dato più interessante di questa ricerca sottolinea che il 70% dei pazienti riporta o mostra sintomi depressivi ma che nel 25% dei casi tale condizione passa ancora inosservata e non trattata. I disturbi psichiatrici hanno un elemento di stigma sociale e i pazienti sottovalutano i sintomi o li ignorano, impedendo all’équipe di fare diagnosi. Nonostante nelle cure palliative si faccia molta attenzione alla valutazione dei sintomi sia fisici sia psicologici, esistono ancora molte barriere alla diagnosi: il pensiero che la depressione non sia una vera e propria malattia e che la depressione sia inevitabilmente connessa alla condizione del paziente, la presenza di difficoltà nella distinzione tra sintomi depressivi e sintomi fisici (astenia, insonnia, eccetera), la credenza che sia troppo tardi trattare la depressione alla fine della vita, la riluttanza nel prendere in considerazione eventuali trattamenti ed esitare nell’esaminare i bisogni emozionali del malato.
Quest’articolo consente alle équipe di cure palliative d’interrogarsi sulle proprie capacità d’effettuare un ascolto attento dei vissuti psicologici, formulare diagnosi appropriate e proporre al paziente e al familiare adeguati trattamenti di tipo farmacologico e, soprattutto, non farmacologico.