Questo articolo contiene numerosi riferimenti di articoli che fanno riferimento a uno dei temi solitamente meno trattati quando di parla di sedazione terminale/palliativa: la difficoltà di giudicare se il livello di riduzione della vigilanza è sufficientemente adeguato per proteggere il malato dalla sofferenza indotta dai sintomi refrattari. Gli autori paventano l’insufficiente somministrazione di sedativi, magari indotta da malriposti timori dei familiari, con conseguente percezione di sofferenza del malato non rilevata dall’osservazione clinica del malato. Fa pertanto riflettere la proposta degli autori di utilizzare, a solo scopo di ricerca e non certo a livello clinico routinario, la tecnologia disponibile quale l’uso di un tracciato elettroencefalografico semplificato per la validazione delle scale osservazionali della profondità della sedazione.