Secondo quanto riportato nell’articolo di Kimberly Johnson, sembrerebbe di sì. In effetti vi sono studi, prevalentemente statunitensi, che documenterebbero la maggiore difficoltà delle minoranze afroamericane, ispaniche, asiatiche e dei nativi americani nell’accedere ai servizi dedicati e nel ricevere cure palliative di buona qualità. Questa apparente criticità sembrerebbe riguardare non solo i trattamenti sintomatici (come, per esempio, quelli antalgici) ma anche le dimensioni psico-sociale e spirituale, nonché la possibilità di partecipare attivamente alla pianificazione anticipata delle cure. Tuttavia l’autore riconosce, molto onestamente, la limitatezza degli studi di elevata qualità sull’argomento: forse il punto di forza dell’articolo è proprio questo e cioè l’invito a disegnare studi finalizzati alla conferma o meno di tali ipotesi, con l’obiettivo concreto di mettere in atto le eventuali contromisure organizzative. Nel lavoro viene proposto uno schema metodologico, in buona parte applicabile anche nella realtà italiana, ove la crescente multiculturalità non sempre trova un corrispettivo adeguato in termini di accessibilità alle cure.
Johnson KS. Racial and ethnic disparities in palliative care. J Palliat Med 2013;16:1329-34.