Citando un studio (British Medical Journal BMJ 2014;348:1219) a cura di ricercatori americani di autorevoli centri (Weill Cornell Medical College, Dana-Farber Cancer Institute e Harvard Medical School), la giornalista Vera Martinella del Corriere della Sera ha messo in evidenza come molti pazienti in fase terminale proseguano trattamenti chemioterapici e finiscano per trascorrere gli ultimi mesi della loro vita gravati da pesanti effetti collaterali, terapie invasive e ricoveri ospedalieri. Dallo studio emerge nettamente una notevole discrepanza tra quello che i pazienti desiderano ? nella stragrande maggioranza dei casi, trascorrere se possibile le ultime settimane o giorni a casa insieme ai propri cari ? e quello che in realtà ricevono. Come sottolineato dal Presidente della SICP, intervistato dalla giornalista, ‘Il punto è che bisogna anticipare il discorso sul fine vita e pianificare precocemente le cure palliative in modo che i pazienti non le percepiscano solo come un’ultima spiaggia ma come un successivo passaggio. Pazienti e familiari riescono ad affrontare meglio il discorso quando stanno ancora facendo le cure essendo più lucidi e meno angosciati dalla terminalità imminente. Bisogna spiegare loro i pro e i contro di ogni scelta. E che sia chiaro che fare terapie meno “aggressive” non equivale ad avere meno vita da vivere’. E’ un segno dei tempi che il principale quotidiano italiano si occupi di questa tematica appoggiando chiaramente la filosofia delle cure palliative.

 

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