“Un uomo, era così distrutto dalla prorompente cachessia della moglie, malata di cancro, che decise di forzarne l’alimentazione pinzandole il naso e facendole scivolare un cucchiaio di cibo quando apriva la bocca, convinto che l’alimentazione le avrebbe fornito l’energia necessaria per combattere la malattia. Le sue visite divennero, così, una prolungata ed inutile battaglia… la moglie morì, infatti, poche settimane dopo”. Nel toccante resoconto di Susan McClement, ricercatrice in Cure Palliative all’Università di Manitoba (Canada), apparso di recente su Nature tutto lo strazio dei famigliari cui la cachessia rimanda, giorno dopo giorno, la conferma visuale dei loro peggiori timori, ovvero che il proprio congiunto è malato e tende inesorabilmente a peggiorare. La cachessia caratterizza la fase avanzata di molte malattie croniche quali l’insufficienza cardiaca, l’insufficienza renale, il cancro, le malattie polmonari cronico-ostruttive, l’AIDS, la sepsi, le malattie neurodegenerative. Essa si caratterizza con una eccessiva perdita di massa muscolare (con o senza perdita di massa grassa) ed anoressia che condizionano calo ponderale e diminuita autonomia. Oggi gli scienziati tendono a considerarla come un’entità clinica distinta che può essere curata, almeno nelle fasi di Pre-Cachessia e Cachessia, risultando inutile qualsivoglia trattamento in quella di Cachessia Refrattaria: questo ha portato allo sviluppo di nuovi farmaci potenzialmente in grado di ridurre la sofferenza dei malati, potenziandone la tolleranza a trattamenti chirurgici o alla chemioterapia. Fra questi quello più promettente pare essere un agonista recettoriale della Grelina che può essere somministrato oralmente: infatti, differentemente da Drobinolo, Megestrolo Acetato e Corticosteroidi che tendono a stimolare solo l’appetito e dagli Steroidi Anabolizzanti che hanno un effetto trofico solo sulla massa muscolare, l’Anamorelina incrementa sia l’appetito che il volume muscolare: nonostante ciò i Trials di fase III (Romana 1 e Romano 2) sembrano però limitarne l’efficacia relativamente allo sviluppo della forza muscolare.
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Francesco Matozzo (francesco.matozzo@aopoma.it)