Un network di società mediche e infermieristiche, riunite sotto la sigla comune HQIP (Healthcare Quality Improvement Partnership) ha pubblicato ad aprile 2016 un audit (clicca qui per visualizzare il link) sulle cure offerte alle persone morenti nelle strutture sanitarie inglesi. Si tratta, come sottolinea Sam Ahmedzai, di un aggiornamento di un precedente audit pubblicato nel 2014 che ha subito l’influenza della dismissione nazionale delle Liverpool Care Pathway (si veda Neuberger J. More care, less pathway. www.gov.uk) ma anche della implementazione di alcuni importanti documenti come le Ambitions Framework e il Care of the dying adult – NICE (newsletter SICP di gennaio e febbraio 2016).
Il report parte dalla considerazione che in Inghilterra circa la metà delle morti si verificano in un contesto di ricovero e per questo motivo un’attenzione particolare dovrebbe essere posta alla appropriatezza delle cure offerte ai pazienti e al supporto dei loro familiari: a questo proposito un altro documento prodotto nel 2014 dalla Leadership Alliance for the care of dying people (One chance to get it right – Improving people’s experience of care in the last few days and hours of life. www.gov.uk) ha identificato 5 priorità di cura del morente sintetizzabili in: decisioni di cura basate su bisogni e desideri del paziente, adeguato livello di comunicazione e coinvolgimento del paziente e delle persone a lui care, sviluppo di un piano di cura individualizzato basato non solo sul controllo dei sintomi ma anche sul rispetto dei bisogni psicologici e spirituali.
Il lavoro, al quale hanno partecipato 142 strutture sanitarie e che ha analizzato i dati di oltre 9.000 pazienti deceduti tra luglio e settembre 2015, si è sviluppato su due assi: un audit organizzativo delle strutture sanitarie coinvolte ed una case note review ossia un’analisi caso per caso, in forma anonima, dei singoli pazienti deceduti. Per la parte organizzativa è stata valutata l’esistenza di una figura professionale esperta nella valutazione delle cure di fine vita; una formazione documentata del personale sanitario sul tema della comunicazione; la presenza nella struttura di uno specialista di cure palliative 7/7 giorni. Per la parte di analisi sul singolo paziente sono stati valutati 5 indicatori riguardanti l’evidenza scritta di probabilità di morte del paziente; di comunicazione e discussione del possibile evento morte con un familiare del paziente; di ascolto dei bisogni del paziente e dei suoi familiari; di attuazione di un piano di cura olistico personalizzato.
I risultati, documentati in oltre 100 pagine ricche di tabelle e commenti, mostrano uno spaccato della morte in ospedale nelle strutture inglesi che presenta aree di eccellenza ma anche aree che ancora necessitano di specifici piani di miglioramento sul piano strutturale e organizzativo.
Massimo Pizzuto (massimo.pizzuto@fastwebnet.it)