Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale
E ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino.
Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio.
Il mio dura tuttora, né più mi occorrono
Le coincidenze, le prenotazioni,
le trappole, gli scorni di chi crede
che la realtà sia quella che si vede.

Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio
Non già perché con quattr’occhi forse si vede di più.
Con te le ho scese perché sapevo che di noi due
Le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate,
erano le tue.

Eugenio Montale

Un giovane uomo che seguiamo a domicilio un giorno ha detto ad una delle nostre infermiere che la malattia gli sta permettendo di vivere più profondamente e intensamente la sua vita, cosa che forse non sarebbe successa se non si fosse ammalato. Quando ho letto questa poesia mi sono ricordata della potenza di queste parole. La moglie di Montale aveva gravi problemi di vista. Nonostante tutto il poeta è come se dicesse che nonostante la malattia o proprio in virtù di questa era lei a cogliere più profondamente la realtà. Forse perché la malattia costringe giocoforza a una ricerca di senso.

Daniela Martinelli (daniela.martinelli@asst-mantova.it)

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