Le cure palliative hanno avuto un ruolo fondamentale ma non sempre riconosciuto nella gestione della pandemia. Basti pensare alla gestione dei pazienti sul territorio, che è andata avanti nonostante tutto e che ha permesso di evitare che proprio queste persone più fragili ricorressero ad esempio ai già così provati presidi di emergenza-urgenza. Penso a tutte le morti che il Coronavirus ha portato. In questi pazienti sono stati trattati adeguatamente i sintomi del fine vita? I famigliari sono stati aiutati nell’elaborazione del lutto? Era garantito l’accesso alla morfina? Sicuramente si è fatto il meglio ma sicuramente la contaminazione delle cure palliative è ancora lontana dal compiersi.
Una mia amica che ha lavorato in prima linea mi ha scritto: ‘Abbiamo visto continue morti e i militari che portavano via le salme. Abbiamo dovuto fare scelte che mai avrei pensato di dover fare. Molti colleghi ammalati,…uno è morto ieri… Siamo svuotati…’. Noi palliativisti siamo abituati a confrontarci tutti i giorni con la morte e con la fragilità della vita. Non dico che sia stato facile per noi affrontare questa situazione, anzi. Ma certamente il nostro bagaglio può fare la differenza, in modo particolare in quei malati più gravi e non candidati alla ventilazione meccanica o anche solo nell’aiutare i colleghi di altre specialità nella gestione delle scelte difficili e delle loro conseguenze.
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Daniela Martinelli (daniela.martinelli@asst-mantova.it)