Autore: Umberto Curi
Edizione: Raffaello Cortina Ed.
Anno: 2017
Pagine: 144
Prezzo: 16 euro
Codice ISBN: 9788860309280
Questa ultima opera del filosofo U. Curi rappresenta un approfondimento di temi trattati nei suoi libri precedenti. L’approfondimento è dedicato a quattro parole chiave della cura: medicina, terapia, farmaco, chirurgia. Risalendo dall’etimologia di queste parole ai miti greco-latini o anteriori, che fondano i significati profondi della cura, Curi offre una visione allargata delle attività di cura che permette un’espansione degli orizzonti di consapevolezza sia dei sanitari che dei lettori non sanitari. Un esempio è la riscoperta dei significati originari di servizio che sottostanno la parola terapia o di sollecitudine e preoccupazione che sottostanno alla parola latina cura. Questa riscoperta permette di scandagliare con uno sguardo più critico le periodiche oscillazioni che si sono utilizzate in questi ultimi vent’anni per designare il destinatario della cura: paziente, cliente, utente, malato, ospite, persona malata, assistito, ecc.
Molto interessante è anche la rilettura della medicina ippocratica fondata su una razionalità rigorosa che permette un equilibrio fra l’essere contemporaneamente sia arte che tecnologia, consentendole di operare ai confini fra norma e devianza, fra farmaco e atto chirugico, fra impegno ad allontanare la morte e sforzo di addomesticarla per evitare i danni di una sua illusoria rimozione sociale e personale. Confortante per i palliativisti è anche la visione ippocratica dell’unità fra corpo e anima, l’approccio olisitico e l’importanza dell’ascolto e della personalizzazione della cura. Vien da pensare che l’attuale, titanico, sforzo di coniugare l’Evidence Based Medicine con la Narrative Based Medicine si collochi nell’alveo della concezione greca della medicina, traendone ispirazione e conforto.
Indimenticabile è poi la riflessione sulla Speranza che, originando da un prometeico dono, ha una duplice valenza: valenza benefica nell’aiutare gli umani a vivere nella salute e nella malattia e valenza malefica nel generare dolorose illusioni. Questa intrinseca duplicità della Speranza è l’origine di tanti affanni dei palliativisti che devono gestire le oscillazioni delle speranze di malati, familiari, colleghi e, qalche volta, anche le loro. Esserne consapevoli è già di aiuto nel ridurre l’entità delle fatiche quotidiane su questo grande tema che scorre al confine tra la tragedia della finitezza umana e l’elegia o grazia di una pacata accettazione di tale limite.
Questo è un libro che affascinerà moltissimo gli amanti della mitologia greco-romana e di altre civilità del mondo antico, oltre che tutti coloro che si sono resi conto dell’importanza della filosofia nell’arginare lo spaesamento dei curanti contemporanei, sempre più vincolati ad un crescendo di conoscenze e di potenza tecnica. Il rischio che essi corrono è quello di brancolare nel buio che si infittisce sempre più attorno agli scopi della medicina attuale e ai valori cui dovrebbe tendere ogni atto di cura.
Per tali motivi suona quanto mai attuale l’aforisma attribuito a Galeno, medico dell’inperatore Marco Aurelio (130-200 a.C.): “Il migliore dei medici sia anche filosofo”.
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Luciano Orsi (orsiluciano@gmail.com)